Riccardo FedericiPIMU 2015, family portraits è un contenitore. Un luogo dove scorriamo i volti dei giovani protagonisti di questa edizione e ci facciamo raccontare qualcosa di loro. Uno spazio che tiene conto delle emozioni a caldo di chi si è appena esibito sul palco del Teatro Marchetti e che ci aiuta a tratteggiare ogni membro di quella che è la grande famiglia del jazz. 

Riccardo Federici, classe 1990, sax alto, Jesi (Ancona)

D. Come è andata?

R. È andata bene, sono soddisfatto, mi sono molto divertito. È la seconda volta che provo il Premio Urbani. Questa volta sento meno lo stress competitivo.

D. “Invitation”… perché hai scelto questo pezzo?

R. È un pezzo che mi piace molto, ha una forte carica emotiva… Quando lo suono lo sento e mi fa stare bene.

D. Il Premio è ovviamente una competizione. Che rapporto c’è tra voi concorrenti?

R. Credo che il Premio sia una grande opportunità perché ti permette di confrontarti con tanti musicisti con esperienze più grandi o diverse dalle tue. Sì, la competizione c’è ma non c’è tensione tra di noi.

D. Il Premio, l’obiettivo è vincerlo ma a parte questo?

R. No, l’obiettivo principale per me era salire sul palco in maniera diversa rispetto alla volta scorsa. L’obiettivo è suonare, esprimere qualcosa, confrontarsi, non vivere tutto in maniera troppo competitiva, vivere il bello di questa esperienza.