Alessio BusancaPIMU 2015, family portraits è un contenitore. Un luogo dove scorriamo i volti dei giovani protagonisti di questa edizione e ci facciamo raccontare qualcosa di loro. Uno spazio che tiene conto delle emozioni a caldo di chi si è appena esibito sul palco del Teatro Marchetti e che ci aiuta a tratteggiare ogni membro di quella che è la grande famiglia del jazz. 

Alessio Busanca, classe 1988, piano, S. Maria La Parità (Napoli)

D: Come è andata?

R: Mi sono divertito. Partecipare ad un concorso è sempre fare una sfida con se stessi. Poi interfacciarsi con altri musicisti anche con più esperienza ti dà la possibilità di avere una visione più completa della vita e di se stessi.

D: Perché hai scelto questo pezzo?

R: “Body and soul”… sai, io ho un bimbo di 9 mesi. Il brano si intitola “corpo e anima” ed è quello il legame che sento con mio figlio e mia moglie. La musica è tutto sentimento, altrimenti saremmo solamente delle macchine imprestate al suono. La musica è altra cosa.

D: Il Premio, l’obiettivo è vincerlo ma a parte questo?

R: Un musicista non ha un obiettivo preciso secondo me. Ma questo non significa essere superficiali. L’obiettivo è portare avanti la propria sensibilità e questo può significare percorrere mille strade. Dopo essere stato negli States ad ottobre, sento l’esigenza di “fotografare” questo momento, immortalare questa fase. Anche se si tratta appunto di una fase, un momento, destinato a fuggire, immortalarlo significa lasciarne traccia per sempre. Un disco mi permetterebbe di farlo. Un disco è un parallelo in musica di quella foto che vorrei scattare.

D: Cos’è il jazz per te?

R: In musica utilizziamo le etichette per descrivere e ingabbiare degli stili. Ma si tratta solo di etichette nel grande catalogo che è la musica. Alla fine il jazz è musica, nel senso più libero del termine. Spesso infatti viene considerato il genere nobile proprio perché gode di questa libertà.