Alessio PignorioPIMU 2015, family portraits è un contenitore. Un luogo dove scorriamo i volti dei giovani protagonisti di questa edizione e ci facciamo raccontare qualcosa di loro. Uno spazio che tiene conto delle emozioni a caldo di chi si è appena esibito sul palco del Teatro Marchetti e che ci aiuta a tratteggiare ogni membro di quella che è la grande famiglia del jazz. 

Alessio Pignorio, classe 1990, chitarra, Napoli

D: Come è andata?

R: Sono relativamente soddisfatto. Sicuramente mi sono divertito anche perché ho suonato con musicisti di altissimo livello, gente con cui solitamente non suoni. Il dialogo con loro si crea di esecuzione in esecuzione. Provando impari a capire cosa intendono gli altri musicisti e a entrare in sintonia con loro.

D: Perché hai scelto questo pezzo?

R: “In walked bud”… Monk per me è uno di quei geni che hanno indicato cosa dobbiamo fare con il tempo che abbiamo sulla Terra e cosa puoi fare con la musica. È un brano che ho amato sin da subito e che mi ha permesso di imparare qualcosa da me stesso.

D: Il Premio, l’obiettivo è vincerlo ma a parte questo?

R: Il mio obiettivo è fare qualcosa di significativo per “quelli come me”. Chi sono quelli come me? Sono quelli che cercano di porsi in modo critico di fronte alla realtà e si divertono nel cercare risposte agli interrogativi che la realtà impone. Sono quelli che quando non si chiedono il perché delle cose, quando non ricercano risposte e domande hanno la certezza di star percorrendo una strada sbagliata. Spero di essere un giorno tra quelli che come Monk, Zappa, Mingus hanno fatto cose importanti e hanno scoperto che erano importanti non solo per loro stessi ma per tutti e hanno capito quale era il loro posto nel Mondo.

D: Cos’è il jazz per te?

R: Il jazz è un modo di intendere come puoi usare le cose che hai. Come puoi utilizzarle, comporle, affiancarle, contrapporle. Un modo interessante e divertente per modificare un bellissimo giocattolo.