Matteo CutelloPIMU 2015, family portraits è un contenitore. Un luogo dove scorriamo i volti dei giovani protagonisti di questa edizione e ci facciamo raccontare qualcosa di loro. Uno spazio che tiene conto delle emozioni a caldo di chi si è appena esibito sul palco del Teatro Marchetti e che ci aiuta a tratteggiare ogni membro di quella che è la grande famiglia del jazz. 

Matteo Cutello, classe 1998, tromba, Chiaramonte Gulfi (Ragusa)

D:Come è andata?

R: Bene! (timido sorriso) Non ero molto emozionato, mi sono divertito.

D: “Doxy”… perché hai scelto questo pezzo?

R: Doxy è uno dei miei cavalli di battaglia. È un pezzo che mi piace molto e che mi permette di esprimermi al meglio, sia tecnicamente che emozionalmente.

D: So che non sei venuto qui a Camerino da solo…

R: Sì, sono qui con mio fratello, anche lui è stato selezionato nella gara. Ma con lui non c’è competizione. Abbiamo capito subito che è una questione di performance, di serate, di momenti. A volte si esprime meglio uno, a volte l’altro.

D: Il Premio, l’obbiettivo è vincerlo ma a parte questo?

R: No, l’obiettivo è divertirmi. Poi quello che succede succede!

D: Cos’é il jazz per te?

R: Il jazz è qualcosa che se ti prende non ti lascia più. Se riesci ad avere un feeling con lui è fatta, non te ne liberi più e non te ne vuoi liberare più.